Unshaped Form

2004/2007 — Rome

With our alter ego Fupete we developed our new body of work by playing with dirty old recycled cardboard boxes. We built a bunch of giant sculptural robots, we called them friends and we know their names. Together we have been involved in a couple of amazing public performance in some of the most incredible venues in the ancient Roma at the time: the Rialto Sant'Ambrogio (curated by the crazy Fabio Campagna), where our robots had a fascinating and so punk night off; the legendary 47thFloor just on the side of Santa Maria Maggiore; the SC02 gallery by Stefano Canto and last but not forgotten our beloved Studio Fupete we had in Via del Pigneto 153.

Venues

Rialto Sant’Ambrogio, Roma 2007
Studio Fupete, Roma 2006
47thFloor and SC02, Roma 2004

Venues

Rialto Sant’Ambrogio, Roma 2007
Studio Fupete, Roma 2006
47thFloor and SC02, Roma 2004

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47thFloor

Photos by Eolo Perfido

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A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm. / A robot must obey orders given to it by a human being except where such orders would conflict with the first law. / A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the first or second law. — Isaac Asimov

Rialto Sant'Ambrogio

Curated by Fabio Campagna

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Studio Fupete

Performance soundtrack “Lai del ragionare lento” courtesy Lello Voce

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I-Robot. An italian essay by Robert JackLaMotta Rebotti, circa 2004

Source: http://cargocollective.com/rr-folio/WORDS

È la teoria del riflesso. È che una frase non dovrebbe iniziare mai con un predicato verbale. Eppure. Atto per dire. Fare. Ma sul serio. È l’impertinenza. Di un bambino che spinge e ci spinge e spingiamo. Siamo semplicemente costruttori. Non i protagonisti. Nella teoria del riflesso succede. A volte. O spesso. O sempre. Di vedere il vestito nuovo dell’imperatore. Vestito. Nuovo. Imperatore. AH! Parole. Santa semantica. Segno che ripete la sua continuazione. E allora cambiamo il piano. Lo arrediamo. Lo portiamo in piazza. E la piazza la riempiamo di robò. Pandemonio! Mani che prendono altre mani e altre mani ancora che coprono occhi per non vedere. E piedi che si allungano per tappare orecchie e non sentire. Contorsionisti dell’assenso. In silenzio. Importa? Questa è la volta. Risate.

Questa volta attacchiamo. Sai. Voce del verbo invadere. Voce del verbo essere. Voce del verbo fantasia. Che non è un verbo ma un verso. Di traverso. Un bambino capovolto. Rivolta con altri bambini una piazza. Larga. Pazzi! Chiasso. Passi. Passi per questa volta. No. No. No. Avete capito bene. Passa punto e basta. Giù dal fondo le sentite le parole? Avanti. Avanti. C’è posto. C’è un posto a Piazza de’ Ricci. Lì. Noi. I costruttori. Mettiamo mano ai castelli in aria dei bambini capovolti. Se partiamo dalle fondamenta le pareti le mettiamo dove servono. Se servono. E aria. Per fare posto ai robò e alle costruzioni. Lunga vita! Lunga vita sì. Lunga vita ai bambini che costruiscono castelli in aria partendo dai soffitti. Perchè puntano in alto. Giocando. Sfidando il boia di sua Maestà. Perchè ogni realtà ha la sua Maestà. Nuda. Lunga vita ai bambini perchè dicono la verità.

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Daniele Tabellini and Erika Gabbani

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